28.3.15

Bambini di strada

(era una pagina a se stante, aggiornata di tanto in tanto, per cui da leggere dal basso in alto)

Pausa (inizio marzo) e nuovo calendario

Visti i nuovi numeri ingestibili e la necessita’ di analizzare di nuovo la situazione, il progetto si e’ messo in pausa, dopo il famoso “venerdi’ dei 63”, fino al giovedi’ successive, per calmare le acque e avere un po’ di tempo per programmare il future. Ora vengono il giovedi’ e il venerdi’. Piu’ avanti pensiamo (Mattia, che si concede un plurale maiestatis) di organizzare attivita’ differenziate per eta’. Poi potremo cominciare a concentrarci sui veri BS, 2 dei quali, comunque, sono gia’ a scuola e vengono a casa (in giardino) per colazione e uno anche per studio serale (con cena inclusa).

Da BS a TROPPO
In un mese e mezzo abbiamo visto passare per il nostro “centro” piu’ di 90 ragazzi, magari per un'oretta sola, ma sono tutti “bambini di strada”? Da un certo punto di vista si potrebbe dire di si’, usando una  doppia definizione: bambini “della strada” (senza altro posto per vivere) o “sulla strada” (che ci passano gran parte del loro tempo); ma in realta’, considerando la situazione qui in giro, la maggior parte dei locali sono bambini “sulla strada”, visto che non hanno niente, e niente da fare, a casa, dove non c’e’ tanto cibo, niente giochi, niente giardino e nessuno che si prenda davvero cura di loro, quindi quando non sono a scuola (tutto il giorno tranne 4 ore e mezza), se sono troppo annoiati, o affamati, o sono avventurosi o con amici che fanno lo stesso, se ne vanno in giro, di strada in strada, e quando sentono di un posto come il nostro...
E allora cosa sono? Chi stiamo servendo? Cosa stiamo facendo?
Un sacco di domande, difficili da rispondere, ma un po’ alla volta stiamo capendo di piu’: all’inizio contavamo solo su Eraste, ma ora Mattia scopre come va la faccenda anche da solo, dopo vari incontri e qualche reinserimento portato avanti da solo, oltre a svariate occasioni in cui incontra i ragazzi, durante le sue passeggiate quotidiane nel labirinto delle stradine di terra, per fare acquisti o andare al mercato a comprare scarpe o cartelle per la scuola…

Riguardo i “veri” BS, i bambini “della strada”, sicuramente ce ne sono un sacco a Kigali e pure nel nostro settore, ma noi ne abbiamo solo 2-3 nel gruppo.

Che dire degli altri? Chiamiamoli TROPPO: TROppo Poveri Per Onerare le tasse scolastiche! L’istruzione dovrebbe essere gratuita, ma le scuole sono costose da gestire (costruzione, manutenzione, materiali, per quanto semi-inesistenti) e gli insegnanti sono sottopagati e hanno bisogno di bonus, quindi le scuole urbane tassano gli studenti; inoltre, la geniale idea delle divise sicuramente ha degli ottimi vantaggi sotto aspetti come uguaglianza, identita’, ordine, decenza e quant’altro, ma in pratica costringe le famiglie a dover trovare altri soldi; la cartoleria non e’ costosa, ma per tanti locali, una volta che si tiene conto di tutta la faccenda, e’ pure troppo costosa. 
Tutto sommato, troppi bambini abbandonano scuola e non per cattiveria o pigrizia, ma solo per difficolta’ finanziarie.

Reinserimenti scatenati (fine febbraio) e poi in pausa (inizio marzo)
Aggiungendo altre scuole alla lista e portando bambini qua e la’, alcuni anche alle superiori (ottimo risultato visto che di solito smettono durante le elementari, quindi non hanno passato l’esame), il che e’ ancora piu’ costoso e richiede incontri di convincimento piu’ lunghi con i presidi, che comprensibilmente sono molto cauti nell’accettare studenti che non sono stati tali per un bel po’, ma noi siamo assolutamenti certi del comportamento dei “nostri”, per cui insistiamo e vinciamo! Dopo un po’, pero’ ci siamo fermati, perche’ ora e’ alquanto difficile decidere chi aiutare, tra le folle che arrivano a chiedere aiuto… 

AGGIORNAMENTO: in realta’, a ritmi piu’ blandi, non abbiamo mai smesso, per cui i dati dei reinserimenti continuano a salire.


Numeri ed eta’ – 2 / L’esplosione! (Febbraio-marzo)

Da 20 a 30, poi 40, con piu’ di 10 “vecchi”; una domenica a pranzo, al ristorante, spunta un orfano di 4 anni con la sorella, di 6, amici di altri del gruppo; un giorno arriva una madre con bimbo sulla schiena, ma abbiamo scoperto che era nel posto giusto, avendo solo 18 anni… 
La notizia di qualcuno che da' una merenda e prende informazioni per possibili reinserimenti scolastici sembra essersi diffusa in fretta, per cui i numeri hanno continuato a crescere e crescere, finche’ un pomeriggio ne abbiamo contati 63, tra cui 3 mamme che chiedevano qualche forma di aiuto: rimandarle a scuola (?), un lavoro, sostenere i figli per la scuola, aiutare le famiglie, o intanto poter semplicemente stare li’, che e’ l’unica cosa che abbiamo potuto fare, spartendo con loro la merenda, visto che ora sono decisamente troppi!

Numeri ed eta’ (fine febbraio)
Dalla decina di fine gennaio siamo arrivati a ben oltre 20, piu’ i gia’ reinseriti che spuntano quando non hanno scuola (a seconda del turno), il che significa spese piu’ alte per la merenda (ma il nuovo filtro per l’acqua potabile di casa Leoni ci fa risparmiare un bel po’ perché' non la copriamo più per dissetarli), tempi di merenda piu’ lunghi e lezioni piu’ complicate se non caotiche.

Inoltre abbiamo sempre piu’ ragazzi grandi, giovani adulti in realta’, visto che dai 16 si arriva ai 21; cosi’ e’ ben piu’ difficile far lezione e pianificare (tutti a scuola o troppo vecchi? cosa hanno fatto finora?), ma fortunatamente sono ben piu’ educati del previsto: non creano problemi ai piccoli ne’ a noi. Come i piccoli, sono sempre grati per quello che ricevono, dalla merenda alla lezioni, dal pranzo domenicale all’attenzione e alla considerazione, fino alle idee per il loro futuro, che sia scuola o apprendistato o formazione professionale (anche se a volte sembrano davvero molto future…)


R3x3 (meta’ febbraio)
Terzo giro di reinserimenti, questa volta per 3 BS, in una scuola diversa, o due piu’ un dubbio, visto che abbiamo pagato per tre ma il terzo, recluta nuova e giovane, era gia’ registrato, per cui bastava pagare (che sta diventando la nostra ragion d’essere), pero’ ha mancato un paio di appuntamenti e non sembra essere a scuola, quindi non sappiamo bene cosa stia succedendo, dovremo tenerlo d’occhio... probabilmente e’ solo un po’ confuso.

AGGIORNAMENTO: e’ a scuola! (ma ancora assai confuso…)

Il contagio (inizio febbraio)
Tranquilli, il rischio Ebola rimane assai lontano, stiamo solo parlando di reinserimenti stimolanti…
Dopo aver riportato Alexi in famiglia e a scuola, ne abbiamo parlato con gli altri e abbiamo anche dedicato un momento durante la messa successive a raccontare la storia alla congregazione (o almeno questo e’ quello che crediamo Eraste abbia fatto, visto che ancora capiamo ben poco), con altri ragazzi in bella mostra, e a pregare per ringraziare. Tutto cio’ ha avuto un forte effetto sui ragazzi, tanto che la domenica successiva, dopo l'ormai classico duo messa&pranzo (in un piccolo e super-economico ristorante locale), una mezza dozzina di loro ha fatto sapere ad Eraste (una specie di padre adottivo per loro), che sarebbero tornati a casa, visto che molti sono ancora in contatto con le famiglie. Cosi’ abbiamo cominciato a contattare le scuole e poco dopo avevamo gia’ reinserito sette ragazzi, tra cui un giovanissimo nuovo arrivo, di 8 anni. A differenza di Alexi, questa volta abbiamo dovuto pagare le tasse scolastiche (visto che tutte le scuole di Kigali le richiedono, alla faccia della “scuola gratis per tutti” di cui si vanta il governo), non solo divisa e cartoleria, ma dall’altro lato non abbiamo sostenuto le famiglie, anche se ce ne sarebbe un gran bisogno, visto che fanno tutte una gran fatica a tirare avanti, spesso con molti altri bambini in casa; comunque i ragazzi continuano a venire agli incontri pomeridiani, per non perdere il cibo a cui si erano abituati; in piu’, qui le scuole funzionano su due turni, mattina o pomeriggio, per cui spesso arrivano a casa nostra, prima o dopo scuola, quando non possono venire agli incontri, con un chiaro messaggio: “ho fame!”


Alexi - 3a parte = vedi blog

Alexis – 2a parte – 4/2/2015
E’ troppo tranquillo per venire a dircelo, ma i bambini di strada sono come una famiglia e c’e’ sempre un fratello piu’ estroverso pronto a farsi avanti e parlare al tuo posto, specialmente se sei uno buono che ha problem: “maestro, Alexis ararwaye” che Mattia ora capisce voler dire “e’ malato” (chi e’ che insegna a chi, qui?). Prima Mattia, poi Elena e Eraste danno un’occhiata a quello spettacolo poco carino: una gran brutta infezione della pelle, con un sacco di bolle, dai bordi in rilievo, ormai esplose, su entrambi i fianchi: insetti dai materassi, tappeti o qualsiasi cosa su cui dormono? Insetti da quegli stracci sporchi chiamati vestiti, probabilmente mai cambiati in 3 mesi? Sicuramente il tutto aiutato da quel corpo davvero mal nutrito…
Cosi’ il giorno dopo arriva prima, gli facciamo fare una doccia nel bagno della nostra guardia notturna, fornendogli lussi quali acqua in abbondanza, docciaschiuma, sciampo e un asciugamano pulito, e lo rivestiamo a nuovo, grazie ai vestiti smessi dai figli grandi di Eraste. Quando bussa per dire che ha finite non sembra neache lui, dopo averlo visto per 10 giorni con gli stessi pantaloni sporchi e la stessa giacca della tuta. Ma adesso e’ ora di andare dal dottore, perche’ un’infezione del genere ha bisogno di qualcosa di piu’ che una visita alla farmacia, come pensavamo all’inizio. Cosi’ Mattia torna dove aveva portato Michele, questa volta con un “figlio” piu’ grande e nero. Una lunga attesa, poi lo stesso dottore che aveva visitato Michele puo’ fare un’altra conversazione bilingue (francese-inglese) con Mattia e ammettere di essere alquanto toccata dalla situazione del bambino, visto che ha la stessa eta’ di uno dei suoi figli. Esame del sangue, medicazione, pagamento, visita alla farmacia, un po’ di medicine ad Alexis per sera e mattina; le altre le teniamo noi per il giorno dopo, quando dovremo anche andare in centro a comprare il siero anti-tetano, per essere sicuri, visto che sicuramente non e’ a posto con i richiami delle vaccinazioni. Dovrebbe essere a posto in fretta e tra due giorni lo portiamo casa.

Alexis – 1a parte
14 anni, corpo magro in vestiti piccoli, quasi aderenti; viso gentile, modi timidi, un aspetto ancora fresco, nonostante lo sguardo perso che spunta ogni tanto e I vestiti sporchi, ogni giorno piu’ impolverati… Alexis Turatzinte non ha ancora perso un giorno, nemmeno all’inizio, ed e’ uno dei piu’ calmi, piu’ facili da gestire; e’ anche avanti come conoscenze: capisce l’inglese meglio della maggior parte del gruppo, sa scrivere abbastanza bene e velocemente, impara in fretta; le ragioni vengono da quanto sappiamo su di lui: e’ stato a scuola molto piu’ degli altri, in classi piu’ alte. E’ via da casa da pochi mesi e se n’e’ andato per cercare suo padre, che aveva abbandonato moglie e figli per andare a Kigali con un’altra donna. Alexis sembra ancora un ragazzo da casa, la strada non l’ha ancora cambiato abbastanza da coprire quell’aspetto. Ora ha voglia di tornare a casa e a scuola e grazie a St.Eraste, che si e’ messo in contatto con la madre, stiamo progettando di reinserirlo in famiglia e trovargli un posto a scuola: questi sono gli obiettivi del programma, se c’e’ ancora una famiglia a cui riunirli.

Prospettive diverse
Nel racconto del primo mese avevamo accennato alla poca ricettivita’ nei confronti di alcuni nostri progetti e alcuni lettori hanno chiesto quali fossero: beh, sarebbe quello che avete letto finora, cioe’ il progetto per i bambini di strada, cominciato da Eraste, portato avanti da Mattia e accolto con freddezza dai capi quando presentato ad un incontro introduttivo un paio di settimane fa.  Il segretario, dopo aver lodato il concetto, ha provato ad addurre obiezioni pratiche, come “avete pensato ai problemi di fondo, come pensate di affrontare le cause profonde del problema…”, che sono sembrate buone scuse per non sostenere appieno il progetto, mentre il vescovo ha provato a scoraggiare l’iniziativa avvertendo Mattia che quei bambini non sono “normali”, ma hanno una natura ladruncola… Alla fine della riunione, Mattia e’ stato caldamente ringraziato da Eraste per aver sostenuto il progetto, viso che il pover uomo si sente isolato nella sua chiesa per il suo lavoro con i piu’ svantaggiati, prima i disabili,  con la scuola ancora tollerata piu’ che sostenuta dalla congregazione, poi i bambini di strada, che gli hanno causato commenti del tipo: “stai portando ladri nel complesso della chiesa”; l’altro giorno, e’ venuto di nuovo a sfogarsi con noi: “ sono proprio contento di avervi qui, Mattia e Elena, cosi’ possiamo lavorare insieme per i piu’ poveri, perche’ io li amo un sacco, ma non e’ lo stesso per tutti, qui in giro.”

La via per il paradiso
Eraste e Mattia, felici di aver trovato un compagno di vedute compassionevoli, concordano che questi ragazzi sono la via per il paradiso, come si scopre in Matteo 25,36.

Numeri in crescita - 3/2/2015
Martedi’ abbiamo accolto con gioia un nuovo arrive, Fabrice; Eraste lo conosce gia’, bene cosi’. Poi, durante la lezione, i ragazzi indicavano la finestra: nuovi alunni in arrive! Prima due, poi altri due, ben piu’ vecchi della media. Dopo avergli dato il benvenuto, e matite e quaderni, avergli spiegato cosa stavamo facendo e aver scritto sulla lavagna qualche parola da copiare (che li terranno impegnati per un bel po’), Mattia scatta fuori, nel cortile (piccolo e attaccato), dove Eraste stave parlando con Elena di un paziente di fisioterapia (in ritardo, ancora una volta), tanto per metterlo al corrente: “Eraste, ci sono 4 nuovi ragazzi, ben piu’ vecchi, va bene?”
“Oh si’, li ho visti arrivare, va bene; sono stato dove si trovano e gli ho detto di cosa facciamo e che possono venire”.
Alla faccia della comunicazione e organizzazione del progetto…
Comunque, la lezione va bene, grazie alla condivisione delle matite, ora in numero decisamente non sufficiente, e tutto sommato bisogna considerare che sara’ tutto ancora un po’ campato in aria, ma sta andando bene, visto che I numeri crescono anziche’ diminuire, il che e’ molto incoraggiante.

Incontri al mercato
Mattia non e’ ancora andato a vedere esattamente dove dormono, ma li ha incontrati un paio di volte durante le sue spedizioni fuori dalla strada principale, cioe’ a passeggio per le strade sterrate per comprare frutta e verdura dai venditori locali, per integrarsi e provare a parlare. Sono contenti di essere quelli che conoscono il “muzungo” (bianco) che cammina per il quartiere e lui e’ contento di incontrare le loro faccine sorridenti e non solo sguardi stupiti e curiosi; ultimamente Michele stava seguendo papa’ per un giro di esplorazione&shopping tra uomini e si e’ preso il suo salute anche lui, compreso il gesto “amahoro” (pace), con colpetto pugno a pugno. 


Il semi-nudo e il semi-ubriaco
Per rendere la giornata ancora piu’ curiosa, quel lunedi’ ci sono state anche due apparizioni speciali. 
La prima, di Germain, uno dei fedelissimi, quel giorno con un nuovo look: una scarpa (se si puo’ ancora chiamare tale) tenuta stretta tra le gambe, soprattutto quando eravamo seduti in cerchio… non per fare il cretino, ma per provare a coprire il buco gigante nei suoi pantaloni, strappati da mezza gamba fino all’inguine; alla prima occasione, Mattia-maestro-papa’ ha spedito I suoi due bambini molto compresivi in missione e dopo pochi minuti eccoli di ritorno con un paio di mutande di Michele che hanno permesso a Germain di gustarsi il resto dell’oretta con meno problemi. 
La seconda era Pasifik, una nuova recluta, ben piu’ vecchio (18) e non cosi’ facile da gestire come gli altri buoni ragazzini: visibilmente non in completo controllo, e la ragione altrettanto chiaramente visibile, nella grande bottiglia di birra vuota che si portava dietro; ad ogni modo, si e’ unito nella seconda parte del programma, partecipando a corse e salti e tutto e’ andato bene. E sapete un po'? E’ tornato ancora, senza bottiglia, il giorno dopo e quello dopo ancora.

Lunedi’ di spasso - 2/2/2015
Lunedi’ era una nuova festa nazionale, ma era stata appena introdotta alla buona dal governo nel calendario scolastico, solo un paio di giorni prima (la vera festa, per gli eroi nazionali, era il sabato… o la domenica?), per cui il venerdi’ non avevamo detto niente al riguardo ai bambini (non eravamo stati gli unici, visto che pure la super scuola di M&S ha avvisato i genitori per e-mail la domenica sera…). Ovviamente, come Mattia aveva previsto, i bambini di strada non avevano ragione per non seguire il solito programma, per cui eccoli arrivare, nonostante la scuola fosse chiusa e Eraste in Uganda! Niente paura, Mattia decide di stare sul prato giusto fuori dalla scuola, nel complesso della chiesa (molto probabilmente nessuno vuole che stiano li’, ma i capi non ci sono  e possiamo far finta di non sapere niente a riguardo). E’ stato forse uno dei giorni migliori: lezione di inglese in cerchio sull’erba; due giovani ospiti ben accolti, chiamati Michele e Sam, a casa da scuola e incapaci di stare a casa mentre Mamma era impegnata in un incontro lavorativo inaspettato con un signore della chiesa spuntato in casa con la scusa di salutare; corse di “carriola” e per finire, spettacolo di incredibili salti acrobatici dei talentuosi ragazzini, con Michele e Sam a fare qualcosina al loro turno, comunque applauditi dagli altri cari bambini. Alla fine, Mattia li ha abbandonati tutti, compresi M&S, ad aspettarlo nel cortile della chiesa ed e’ corso a comprare cibo. Sconsiderato? No, li conosce bene ormai ed era sicuro che con la promessa di cibo si sarebbero comportati bene! E infatti: eccoli li ad aspettarlo, nello stesso punto, tutti insieme, nessun problema!

Regole
1    1. Mani a posto, niente pugni, sberle, spinte, colpi…
2    2.Dire “per piacere e grazie”
3    3.Condividere (da rispettare con precisione quando arrivano le due bottiglie di acqua da bere)

Grandi applausi
Sono contenti di venire, apprezzano le lezioni, non vedono l’ora di ricevere i quaderni, si divertono con quel po’ di sport che facciamo, ma l’applauso piu’ grande e spontaneo e’ sorto quando dalla busta della spesa di plastica marrone di Mattia e’ spuntato… pili-pili, salsicce-salame locale, che “maestro” ha tagliato e infilato nel pane il piu’ velocemente possibile, prima che i loro occhi uscissero dalle orbite e annegassero nella pozza di acquolina che si stava formando per terra…

Assaggio di parole e risate per il maestro
Il mercoledi’, Michele e Sam tornano a casa prima, per cui i ragazzi vengono dall’1 alle 2, una buona occasione per concentrarsi sul cibo; un giorno Mattia ha scelto pane e formaggio ed e’ stato sorpreso di scoprire che non era una scelta cosi’ normale come pensava: sapevano che si chiamava “fromage” (nome locale, dal francese), ma non ne avevano altra conoscenza, visto che non e’ particolarmente costoso o raro, ma comunque non il cibo piu’ economico e comune, per cui non alla loro portata; molto interessante anche vedere le facce e sentire le risatine quando Mattia si e’ messo a tagliare: come ha spiegato Eraste (con il Kinyarwanda non ci siamo ancora), non riuscivano a capire quel togliere la crosta, per loro uno spreco di materiale commestibile. A parte qualche eccezione, hanno gradito il nuovo gusto, visto che non ne e’ rimasto nulla, nemmeno la crosta, e la volta successiva, quando Mattia ha chiesto di indovinare cosa aveva portato, alcuni speravano fosse formaggio. 

Livelli diversi
Come dicevamo, hanno dai 12 ai 16 anni, ma le loro ultime classi, prima di smettere scuola, erano dalla 1 alla 5 elementare, che vuol dire che alcuni hanno davvero fatto solo qualche lezione e a mala pena sanno tenere in mano una matita; altri sono piu’ avanti come scrittura, ma l’inglese e’ totalmente sconosciuto; alcuni hanno una grafia sorprendentemente buona… difficile fare un programma comune, ma, qualsiasi cosa Mattia si inventi, a loro piace essere di nuovo “a scuola”. Un paio di loro hanno anche ricevuto un foglio di carta e una matita per fare esercizio di scrittura di lettere dell’alfabeto e uno e’ tornato a mostrare con orgoglio quell pezzo di carta impolverato e marroncino con dei segni sbiaditi, cioe’ i suoi compiti, per la gioia di Mattia.

Piccoli passi
Ci saranno centinaia di bambini di strada a Kigali, e un bel po’ qui a Gikondo, per cui la nostra media di 11 puo’ non sembrare un gran che, ma e’ davvero un piccolo progetto, appena partito, quindi siamo contenti cosi’ e il bello e’ che sembrano costanti e contenti; abbiamo comprato quaderni e matite (che teniamo a scuola per non perderle in uno o due giorni), Mattia e’ “maestro” e i pomeriggi vanno bene, tra copiare parole dalla lavagna, fare merenda, che a volte diventa un quasi-pranzo e un po’ di gioco. 

Cibo per la mente… e il corpo!
Dal secondo giorno, Mattia ha cominciato a portare un po’ di cibo per i ragazzi, a cui sembra piacere, e servire, un bel po’; Eraste, che e’ sempre li’ quando vengono, ha confermato che e’ l’idea giusta per ingraziarseli!
Cosi’ quel poco tempo che stanno qui (dalle 3.15 quando Mattia e Elena tornano dalle lezioni di lingua, alle 4.35, quando Michele e Sam tornano da scuola), sta prendendo forma, con un po’ di inglese (parole e qualche frase), un po’ di cibo (e preghiera previa) e un po’ di sport (corse, staffette, salti…)

Un po’ di storia
Quella era la prima attivita’ per Mattia, ma non per loro: Eraste ha cominciato a radunarli qualche mese fa dopo averli fatti rilasciare dalla prigione, dov’erano finiti per furtarelli, dicendo alla polizia che avrebbe iniziato un progetto per loro (si’, non pare un organizzazione delle carceri molto logica, ma probabilmente non c’era stato niente di tanto regolare come processo e sentenza, ma solo tenerli la’ per un po’); il “progetto” e’ diventato farli venire alla scuola qualche pomeriggio tra novembre e dicembre; niente di speciale, ma abbastanza come base per quello che potremo fare da ora in avanti: lui li conosce e sa dove vivono di solito, loro si fidano di lui, si trovano a loro agio alla scuola e soprattutto lui ha un’idea della loro situazione e qualche contatto con le famiglie.

Inizio improvviso – 21/1/2015
Dopo due settimane di ambientamento e sistemazione della casa, un giorno Mattia ha accennato ad Eraste, tanto per rassicurarlo che non siamo qui solo per adattarci ma per servire e che non si era dimenticato della promessa di aiutarlo in quel suo progetto: “Salve Eraste, domani possiamo parlare dei bambini di strada, sono disponibile!”. Il giorno dopo, Elena entra in casa dicendo: “Mattia, Eraste mi ha detto di chiederti di andare alla scuola, perche’ ci sono i bambini di strada!” Non esattamente l’incontro di programmazione che si aspettava, ma ogni inizio e’ benvenuto dopo 20 giorni, cosi’ Mattia e’ andato al suo primo incontro con circa 10 ragazzini, tra i 12 e i 16 anni, e dopo le presentazioni, ha fatto una breve e improvvisata lezione di Inglese, con gesti e azioni. Tutto bene quel che comincia bene.

Idea dell’ultimo minuto - 10/08/2014

Era l’ultima riga del programma di lavoro di Mattia, aggiunta all’ultimo minuto della nostra visita di esplorazione in Agosto, quando Eraste, direttore della scuola Amizero per bambini disabili, aveva catturato l’interesse di Mattia rivelando il suo progetto-speranza di “fare qualcosa per i bambini di strada”, l’altra sua grande passione a parte i disabili, o prima di loro, a livello temporale, visto che ha lavorato con i bambini di strada per 15 anni prima di cambiare campo e aprire Amizero.

26.3.15

Cammina, cammina...

Ricordando il Camino de Santiago, o l'Alta Via, o per compensare la mancanza di tempo e occasioni per allenamenti, Mattia si e' dato al cammino intensivo: non c'e' modo migliore per entrare nel contesto locale; capire e conoscere gli "indigeni"; farsi conoscere; diventare loro "amico"; fare pratica con la lingua; scoprire posti, negozi, prodotti, prezzi, usanze; perdere peso; colorarsi i piedi a strisce (sandali+terra+sole); stancarsi (o tenersi in un minimo di forma, visto che la settimana scorsa ha fatto due mattine da due ore, tutto su e giu'); arrivare in alto e vedere la città aprirsi alla vista; chiacchierare (?) con i ragazzi poveri mentre li accompagni a cercare la scuola giusta o al mercato... 
D'altronde, anche Gesu' per la maggior parte del tempo andava in giro a passeggio, no?, per cui qui si prova ad imparare dal Maestro!

14.3.15

Amizero - Scuola per disabili

(era una pagina a se stante, aggiornata di tanto in tanto, per cui da leggere dal basso in alto)

Sezioni
Quella a Kigali e' la scuola-madre e ci sono alcuni altri centri in giro per il paese, sempre connessi con un chiesa Metodista. 
Uno ben avviato e' a Rushashi, una zona rurale un paio d'ore a nord, che abbiamo visitato durante la visita di controllo in agosto, mentre altri due sono ancora in gestazione, con una prima fase di scoperta dei disabili portata avanti da Eraste qualche mese fa; ne abbiamo visitato uno qualche giorno fa (meta' marzo), ma solo per un grande incontro con tante famiglie, per introdurre il progetto, che comprenderà una scuola e un programma di fisioterapia, con formazione per insegnanti, volontari e genitori, e visite regolari, se non frequenti (presto scriveremo di quella lunga giornata); in futuro visiteremo anche l'altro centro, di grazia più vicino a Kigali

Ruolo di Elena
Elena, piano piano, sta valutando e trattando tutti i disabili fisici che sono a scuola (12) e quelli che sono a casa (che porta via tanto tempo visto che sono tutti sparsi, per cui ci si perde di più a raggiungerli che a visitarli)

Allo stesso tempo, si e' presa il compito, altamente frustrante e spossante, ma assolutamente necessario ed importante, di risistemare l'intera scuola, riorganizzando l'orario, delineando regole (insieme al direttore Eraste, il traduttore-assistente Steve e il consigliere personale Mattia), creando un programma di formazione (appena iniziato), stilando una lista di materiale necessario, supervisionando la costruzione della nuova stanza di fisioterapia (da noi finanziata) e controllando i conti e le relazioni finanziarie e gestionali con il sostenitore principale (International Child Care Ministry, ICCM, una organizzazione americana).

Questo secondo ruolo, ora reso ufficiale dalla nomina a vice-direttore (ottima mossa, Eraste!), la porta a volte alla disperazione, ma un po' di sostegno familiare e il consiglio di concentrarsi sugli inizi assai positivi delle sedute fisioterapiche aiutano a tirarla su, insieme ai commenti dei genitori, che ora sono sempre più coinvolti e che, ad un recente incontro, hanno ammesso di essere quasi commossi quando la vedono lavorare con e per i loro bambini.

Inoltre, idee e soluzioni continuano a venirle in mente, su come lavorare con i disabili, come migliorare l'impegno dei maestri (facile, visto che il livello attuale e' da fondo del barile), come creare ausili (sia con il progetto del cartone, che purtroppo sta ancora aspettando che riusciamo a far partire il laboratorio, che con falegnameria, recentemente spinta  in avanti dall'aiuto di un fratello di uno dei ragazzi di Mattia e dalla passione e impegno di Steve), come coinvolgere i genitori e formarli... così e' davvero impegnata e nonostante il presente si più confuso che stimolante, siamo sicuri che il futuro sarà spettacolare!

La delusione dei vari tentativi falliti di ottenere aiuto per far partire il laboratorio del progetto-cartone e' stato sicuramente uno degli aspetti più scoraggianti di questi primi tre mesi, ma gli sviluppi più recenti ci hanno un barlume di speranza, perché dopo vari scontri demoralizzanti, abbiamo deciso di abbandonare ogni speranza sul grande container (che sarebbe stato un ottimo laboratorio, tutto in uno stesso spazio) e ci siamo assicurati, quasi del tutto, l'utilizzo di una struttura più piccola ma simile, una baracca di metallo che la forza lavoro, sempre disponibile, di Mattia (i ragazzi più grandi del suo gruppo) hanno velocemente svuotato qualche mattina fa (meta' marzo), guadagnandosi i soldi per il pranzo. Ora dobbiamo solo letteralmente "cementare" l'accordo, con l'aiuto dei costruttori della stanza di fisioterapia, così da avere un pavimento anziché erba e farlo diventare del tutto "nostro". E' ancora un po' piccolo per il progetto-cartone, ma abbiamo già adocchiato una stanza della scuola, così a breve ci dedicheremo (molto probabilmente ancora una volta con la squadra di Mattia) a svuotare anche quella (in entrambi i casi, di roba lasciata li' da tempo immemore, per il gusto di non buttare via nulla). A quel punto, dovrete leggere le straordinarie storie del regno della regina del cartone!

Programma giornaliero
8.00am = preghiera mattutina 
8.30-10.00 = lezioni
10.00-10.30 = intervallo (merenda con pane&latte)
10.30-12.00 =lezioni

Orario
dalle 8 alle 12, da lunedì a venerdì

Personale
1 direttore, cuore del progetto e sostenitore incallito dei disabili (il Pastore Eraste)
3 insegnanti
1 insegnante per attivita' particolari (Steve, figlio di Eraste, che fa ginnastica, arte, informatica...)
1 segretaria, 1 autista dell'autobus, 2 donne delle pulizie-cuoche
e da fine gennaio... 1 fisioterapista (ora anche vice-direttrice!) = Super-Mamma, Miglior Fisio del Mondo, Re-organizzatrice (vedi sopra) ELENA!

Tipi di disabilita'
Sia mentale che fisica (autismo, sindrome di down, paralisi celebrale infantile...)

Studenti
33 bambini a scuola + 10 a casa

Informazioni generali
Scuola per disabili aperta nel 1983, chiusa durante il genocidio, riaperta poco dopo.
Nome = "Amizero", che significa "speranza".
Posizione = nel complesso della chiesa, ma in realtà entita' separata, sfortunatamente anche a livello di percezione per chiesa e congregazione, ma ci lavoreremo su...

11.3.15

Storie di donne.2

Una sera, parecchio tardi, Mattia era in passeggiata su per la collina, per comprare qualcosa o per pensare un po', e ha incontrato Olivier, uno dei BS, con la solita doppia espressione: felice e sorridente, ma sotto sotto preoccupato. Stava tornando a casa, dove (ovviamente, domanda inutile, Mattia) non c'era cibo, per cui Mattia gli ha comprato un paio di manghi e ha deciso di accompagnarlo a casa: una lunga passeggiata su strade sempre più piccole, sentieri sempre più bui e accidentati, camminando subito dietro al ragazzino per vedere dove metteva i piedi, per arrivare alla fine ad una casetta di mattoni di fango (cioe' strutturalmente simile a molte altre ma senza intonaco) tra molte altre abitazioni, qualche pianta troppo alta e alcuni banani. Erano ormai le dieci, ma Olivier ci teneva a far incontrare mamma e Mattia, per cui bussa ad una porta, bussa all'altra, e' riuscito a far uscire questa giovane signora con infante in braccio, contenta della frutta e di sentire che il figlio sarebbe presto tornato a scuola. Olivier poi e' stato così gentile da riportare Mattia fino alla strada principale, aiuto necessario, almeno per la prima parte.
Qualche giorno dopo, Mattia ha portato Eraste lungo le stesse stradine (che tra l'altro sono poco lontano da file di case ricche, come quelle del Vescovo e del Segretario Generale), riuscendo quasi a raggiungere la casa senza aiuto, anche se alla fine Olivier li ha sentiti ed e' arrivato in soccorso. Questa volta, con più tempo e soprattutto con un madrelingua, abbiamo potuto scoprire di più sulla famiglia e abbiamo capito subito che non sarebbe stato un racconto carino, visto che Angelique, la mamma, ha spedito via Olivier e il fratello piccolo, cosa inusuale visto che di solito i bambini sono tollerati, e non badati. Poi ha fatto sedere gli ospiti su una panchina bassissima a lato della casa e si e' accomodata su un tappeto, allattando l'ultimo arrivato, ed ha cominciato la sua storia: il marito la picchiava in ogni modo, ogni giorno, lasciandole anche una cicatrice in rilievo, di un paio di centimetri su un polso, e la suocera la odiava altrettanto, fino a cacciarla di casa; per cui se n'e' andata, con Olivier, di due anni, e sua sorella più grande, a vivere in questa casa in affitto, più cara di quella di Mugisha (vedi post più  sotto). In passato provava a vendere frutta in giro, come tante donne dalla testa cestuta, ma dopo essere stata beccata dalla polizia (non sappiamo con che livello di conseguenze), non sembra molto portata a riprovare... Come si sostiene, dunque? Angelique non scende nei dettagli, ma se pensate a come possano essere arrivati i due bambini piccoli, la risposta e' la stessa della mamma di Mugisha; per fortuna, niente AIDS in questo caso. Ora la sorella grande, finanziata da qualche altra associazione, va alle superiori (per cui ha un pasto), e Olivier e' alle elementari, ma sono comunque tanti da sfamare, senza un vero lavoro.
Successivamente, Mattia ha fatto un'altra passeggiata serale con Olivier, per portare un po' di frutta e 10kg di riso ad Angelique, così per qualche settimana saranno a posto; in futuro, si vedrà...


8.3.15

Storie di donne.1

Il Rwanda a livello economico, secondo le statistiche, e' messo molto meglio di molti altri stati Africani e le donne godono di una situazione decisamente migliore che nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, da libertà generali a presenza in parlamento, con percentuali tra le più alte del continente. 
Ma cosi' come sul campo si veda che la poverta' e' ancora realta' per milioni di locali, anche le donne non sono poi tanto sicure come auspicabile, per cui a partire da questa giornata speciale vogliamo dedicare qualche post a tutte quelle che ancora soffrono a causa dell'altro genere, a volte così egoista ed ingiusto, e lo faremo raccontando alcune storie tristi o tragiche di donne incontrate da Mattia durante il suo lavoro con i bambini di strada. 
La sua prima discesa dalle tragedie letterarie o di cronaca a quelle vere, in diretta, e' coincisa con la prima visita a famiglie dei ragazzi (un buon inizio, no?), quando accompagnato da Eraste e' andato a trovare la mamma di Mugisha Bonneur, per dare la buona notizia che il figlio sarebbe potuto tornare a scuola il lunedì successivo, quando avrebbero pagato le tasse scolastiche. Così, accogliendoli nella sua "casa", una stanza piccola e buia, con un letto separato da una tenda a brandelli, un tavolo e qualche sedia e un apertura su un muro, che da sullo spazio per la cucina, ci ha spiegato la sua situazione: marito morto in un incidente quando lei era in cinta di 4 mesi e affitto da pagare di circa 13 euro, cifra astronomica per le sue possibilità di guadagno, visto che solo ogni tanto trova lavoro in una fabbrica di caffe' (a 1 euro al giorno) dove i lavoratori sono presi a giornata come nelle campagne o nelle fabbriche del passato europeo. Per cui si dedica alla creazione di prodotti tipici di artigianato, cestini e piatti di fibra vegetable, collane, braccialetti e orecchini, che pero' fa fatica a vendere, visto che nella loro area i compratori non abbondano certo e nel centro ricco, con occidentali, i venditori ambulanti sono a rischio di essere minacciati, insultati, inseguiti, picchiati o arrestati dalla polizia, come abbiamo visto con i nostri occhi, quando un ragazzo in divisa e' allegramente saltato giu' dal camioncino con sedile nella parte posteriore, tutta aperta, per inseguire una signora con cesto da verdura in testa, con il suo bravo manganello e un insopportabile sorrisetto. Come paga quindi l'affitto? Innanzitutto spesso non lo paga, quindi il loro futuro non e' così sicuro, e quando lo fa e' grazie alla vendita dell'unica cosa che le rimane: se stessa, cosa che, nonostante la vergogna, non ha paura di raccontare; quando Eraste traduce, Mattia rimane scioccato al capire che quella era la ragione per la risatina di Deo', ragazzo di strada amico del figlio e seduto li con loro: cultura diversa, sono solo bambini...? Non importa, e Deo' si becca la sua sgridata lo stesso.
Triste abbastanza? No, perche' la preoccupazione non porta solo senso di colpa e vergogna, ma anche AIDS. In Rwanda pero' gli antiretrovirali sono gratis (grazie ai milioni di aiuti occidentali) per cui lei e' a posto... o no, visto che ha avuto la diagnosi da poco e ancora non ha superato la vergogna, per cui non ha ancora cominciato la cura, cosa di cui discutiamo, incoraggiandola con forza a farlo al più presto.
Alfine salutiamo e la madre ci accompagna per un po', come e' costume da qualche parte, dove camminano sempre con te per un po'.

Per ora stiamo solo sostenendo il figlio a scuola, ma la speranza e' riuscire a trovare qualche soluzione per lei, o trovando un lavoro come domestica (come se non ce fossero già tantissime) o creando opportunita' di vendere i suoi oggetti, magari fuori dalla chiesa la domenica mattina (come se la comunità fosse li' pronta ad accogliere un'idea del genere...).