24.12.15

Aggiornamenti pre-natalizi

Con grande ritardo, ecco un aggiornamento sulla nostra situazione: per esigenze di chiarezza e brevità (?), cercheremo di rimanere strettamente legati ai fatti, per quanto possibile, lasciando i commenti per un'altra occasione.
Come avrete colto da altri testi qui sotto e/o ascoltando i nostri racconti (su soundcloud, vedere barra in alto), le cose non vanno per niente bene qui, e da un bel po'.
Mattia e' stato bloccato dal continuare il suo ottimo lavoro con bambini, giovani e mamme alla fine di Ottobre e si e' quindi licenziato, perché non può lavorare con/per un'organizzazione per caccia mamme e bambini dai propri (e nostri!) spazi. Le dimissioni non sono state accettate, ma dopo un mese di snervante attesa della visita, teoricamente risolutrice, della nostra coordinatrice, il risultato non e' stato altro che dover ascoltare il vescovo licenziare Mattia, citando come ragioni il fatto che va negli slum e perfino alla polizia (non per essere arrestato, ma per spingere per il rilascio di giovani) e che raccoglie troppe mamme e bambini, tutti sconosciuti: se tutto ciò e' sbagliato, allora va bene essere licenziati; purtroppo, la nostra organizzazione ha semplicemente accettato la decisione del vescovo e, per farci cadere dalla padella nella brace, ha deciso di licenziare anche Elena, "di conseguenza, il che vuol dire che entrambi i nostri contratti sono stati chiusi, anche se, nonostante tutti i problemi e frustrazioni lei era disposta a continuare il suo lavoro, la Chiesa non aveva niente in contrario e noi eravamo pronti a continuare con un contratto solo e/o a cercare alternative, come essere spostati in altri centri gestiti dalla Chiesa, per mantenere viva la partnership senza gli scontri continui che stavamo affrontando qui a Kigali.
Non solo hanno abbandonato Mattia senza dire una parola e licenziato Elena senza nessuna vera ragione, ma si aspettano anche che ce ne andiamo "immediatamente" o "quanto prima"; pero', non essendo pacchi postali ma un famiglia, stiamo cercando di rimanere il più a lungo possibile, per gestire il cambio verso un futuro incerto nel modo migliore, prendendoci tutto il tempo necessario, anche per finire in maniera almeno decente quello che abbiamo cominciato e su cui abbiamo lavorato con passione per quasi un anno.
Al momento stiamo discutendo della nostra data di partenza ed e' difficile capire cosa davvero vogliamo o cosa sentiamo che dovremmo o potremmo fare nel prossimo futuro, quindi non siamo ancora in grado di dirvi niente di più specifico.


Nel frattempo, per sfuggire all'esaurimento nervoso, abbiamo seguito i nostri programmi pre-disastro e ora che i bambini hanno finito scuola per Natale, siamo scappati da Kigali per trovare rifugio a Kibogora, un paesino a ovest, sulle meravigliose sponde del Lago Kivu, dove la chiesa metodista ha fondato un ospedale decenni fa; abitiamo in una casa parte di un gruppo di abitazioni per famiglie missionarie, per fare un po' di necessaria vacanza e perché Elena passi alcuni giorni (prima di Natale e ad inizio anno) ad insegnare Paper Furniture ai fisioterapisti dell'ospedale, perché possano creare ausili con carta e cartone, e colla fatta in casa.


1 commento:

  1. Che dire ragazzi, caspita!
    Come succede spesso, chi fa troppo, è d'impiccio..
    Ci spiace molto di come sta evolvendo la vostra missione, vi siamo vicini!
    Ivan&co

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